Cielo e terra
Si potrebbero utilizzare tanti bei giri di parole per dire come è "Cielo e Terra"l'ultimo lavoro di Luca Mazzieri (per la prima volta alla regia senza il gemello Marco), ma certe volte è meglio essere il più categorici possibile ed evitare fraintendimenti, meglio dirlo chiaramente che "Cielo e Terra" è, semplicemente, un film brutto. Per spiegare come si sia giunti ad una tale, forse spietata, valutazione, si potrebbe partire dallo stimolo che tutti (o quasi) i malcapitati spettatori avvertiranno di abbandonare la sala o ad addormentarcisi dentro (a seconda dello stato d'animo del momento e dalla comodità del cinema scelto) durante la proiezione. Ma c'è sicuramente dell'altro…

A Busseto, vicino Parma, nell'estate del 1944, un gruppo di soldati tedeschi in ritirata cattura tra i campi un gruppo di giovani che, differentemente dal resto della popolazione locale, è restata nel paese. Prigionia e morte saranno le protagoniste di due giornate tanto intense da cambiare il destino di tutti.

Se davvero c'era bisogno di narrare ancora al cinema la ferocia e l'insensatezza della seconda guerra mondiale, non era certo questo il modo. Mazzieri (qui anche autore della sceneggiatura con Andrea Oliva e Luca Croci) mette in scena una storia banale e noiosa, ricca di luoghi comuni e strafalcioni logico/storici. GianmarcoTognazzi diventa l'Adrien Brody (premio oscar con "Il Pianista") de'noattri, anche lui ebreo coi capelli a caschetto maestro di musica (lui però suona il violino), che però al contrario dell'eroe "polanskiano" parla tanto e mai a proposito. Ciò che sentiremo dire da lui, e dagli altri suoi compagni di ventura sono una serie di frasi fatte ricche di retorica, che paiono uscite dai quadernini di un classe di terza elementare impegnata a scrivere pensierini di due righe sulla guerra e la pietà degli uomini.
Tutto già visto, e per fortuna, mai a tali livelli. In tutto ciò emerge una completa disattenzione da parte della regia, per i vari personaggi della storia, abbandonati spesso e volentieri per lunghi periodi in situazioni drammatiche e ripresi poco dopo in tutt'altro contesto senza che ci sia mostrato come ci siano arrivati. Gli sviluppi psicologici dei protagonisti lasciano poi il tempo che trovano (vogliamo parlare della repentina presa di coscienza dell'ufficialetedesco ?o del lamentoso personaggio di Anna interpretato dalla Caprioli?).Manca un'organizzazione del tempo e dello spazio filmico, e quel che si avverte è un generale senso di confusione che certo non aiuta la pellicola a rendersi credibile agli occhi di chi sarà riuscito a tenerli aperti.
Certe volte per screditare un film del genere si parla di prodotto televisivo. In questo caso sarebbe davvero un complimento.

La frase: "Scavate, e ringraziate il cielo che poi vi mettiamo sottoterra!"

Andrea D'Addio

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