Conciati per le feste
Mettere insieme una persona metodica, riservata ed abitudinaria ed un individuo caciarone, parolaio e casinista è un meccanismo comico alla base di una mole così imponente di film che non vale nemmeno la pena di iniziare ad enumerarli. Quando il tranquillo oculista Steve Finch (Matthew Broderick) si vede arrivare come nuovo vicino di casa il venditore d'auto Buddy Hall (Danny DeVito) già si capisce che non sarà un Natale tranquillo per nessuna della due famiglie. Buddy un giorno vede per caso che la sua nuova dimora non si vede dal satellite e decide di preparare una decorazione natalizia talmente sontuosa da renderlo visibile dallo spazio. Con buona pace della quiete e della serenità di Finch.

In un epoca in cui le targhe automobilistiche sono visibili da satellite è davvero curioso che uno dei due protagonisti non riesca a vedere la propria casa. Più che mancanza di creatività, questa "svista" sembra quasi mancanza di rispetto bella e buona da parte dello sceneggiatore nei confronti del pubblico, tanto più che strumenti internet come Google Earth stanno diventando sempre più accessibili e familiari.

Conciati per le feste dovrebbe essere una commedia natalizia, quindi una pellicola in grado di veicolare un messaggio positivo che possa portare la celebrazione della più importante festa cristiana alla sua dimensione più autentica, alla riscoperta dei valori più significativi e in grado di riunire gli individui, allontanandoli almeno in questa stagione dai piccoli egoismi quotidiani. Naturalmente dopo una buona dose di conflitto, senza il quale non può essere presente la commedia.

Si tratta in buona sostanza della classica guerra di vicinato senza esclusione di colpi, con tanto di escalation, operazioni sotto copertura e soluzioni "atomiche". Nessuna situazione viene però portata fino alle ultime conseguenze, e molte battute restano per così dire sospese, quasi che l'ambientazione natalizia costituisca una specie di limitazione per un umorismo più "cattivo". Il risultato è purtroppo un film piuttosto blando, in cui viene messa in evidenza (e non a scopo apertamente critico) il gusto per il pacchiano e l'esibizionismo tipici di un certo provincialismo statunitense, francamente indigesto dalle parti nostre. Affidare poi la riscoperta dei valori del Natale ad un mare di telefonini usati come candele è francamente troppo. Va bene che ormai il Natale è il periodo d'oro per "spingere" cellulari e tariffe di telefonia, ma non esageriamo...

La frase: "Qui in città sono io l'uomo del Natale, è la mia specialità!"

Mauro Corso

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