Impotenti esistenziali
Un film di protesta contro il bigottismo e le ipocrisie imperanti nella società italiana, al cui interno l’individuo non riesce ad affermare la propria personalità perché soffocato dall’omologazione.
Così si presenta il primo lungometraggio diretto da Giuseppe Cirillo – soprannominato "doctor seduction" in quanto fondatore della Scuola italiana di corteggiamento – che, girato in HD con circa 600000 euro di budget, lo vede impegnato anche nei panni autobiografici del protagonista, psicologo e presidente di un’associazione sui diritti civili interessato a sovvertire e criticare l’eccessivo perbenismo tricolore, mentre intreccia una storia d’amore con Francesca, interpretata da Antonella Ponziani, incontrata in un locale per scambi di coppia.
Con un cast stracult che, al di là delle vecchie glorie della musica nostrana Gianni Nazzaro e Don Backy, include Alvaro Vitali nel ruolo del sessualmente ambiguo Amilcare, Sandra Milo nei panni della zia di Francesca e il maestro dell’erotismo su celluloide Tinto Brass impegnato ad incarnare in maniera autoironica un editore benpensante e conservatore, però, la pellicola di Cirillo si presenta decisamente male già a partire dai titoli di testa, il cui look non si discosta affatto da quelli che introducono tanti filmini matrimoniali.
Per non parlare della colonna sonora, degna di uno di quei cd economici acquistabili presso i mercatini rionali, la quale va a commentare un delirante script abbondantemente infarcito di situazioni e dialoghi ridicoli che, man mano che i fotogrammi avanzano, permette al prodotto di assumere soltanto le evidenti fattezze di pretesto attraverso cui sfoggiare le doti di sessuologo corteggiatore dell’egocentrico autore-protagonista, capace di trovarsi sempre in mezzo ai litigi di carattere sentimentale al momento giusto, nemmeno fosse un supereroe dei fumetti.
E, tra un grottesco filosofeggiare e l’altro, vengono buttate dentro anche critiche al razzismo e alle prime pagine dei quotidiani unicamente interessate a parlare di politica, mentre recitazione pessima e strafalcioni tecnici regnano incontrastati, fino a quello che vorrebbe risultare un drammatico epilogo in grado di spingere alla riflessione.
Ma, con tanto di numero telefonico del professor Cirillo riportato nei titoli di coda (dopo la visione vi sarà utile di sicuro), viene seriamente da riflettere solo sul fatto che il cinema dalle nostre parti sia ormai permesso a tutti, tranne a coloro che dovrebbero praticarlo veramente, rendendoli in un certo senso proprio impotenti esistenziali.

La frase: "E’ proprio il concetto della promessa in amore che uccide l’amore".

Francesco Lomuscio

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