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Julieta

La recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com

di Roberto Leofrigio2016-05-17
 

  • Foto dal film Julieta
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Dopo tre anni dal suo ultimo film, Pedro Almodóvar torna al cinema con Julieta, in Concorso nella Selezione Ufficiale di Cannes 2016. Il film che torna sulle tematiche care al regista, senza alcun eccesso sessuale, Julieta è il semplice racconto di una madre che affronta il proprio passato alla ricerca dei motivi perché’ sia stata abbandonata dalla figlia.
Il film che parte con un lungo flashback giovanile e di quella attuale vede due attrici nel ruolo della madre Emma Suarez e Adriana Ugarte. Il difficile percorso dei motivi della scomparsa della figlia scomparsa dopo il difficile lutto del padre scomparso in mare (era un pescatore), a distanza di anni attraverso una lettera che non verrà mai spedita fa rivelare a Julieta i propri sentimenti nascosti per lunghi anni. La pellicola affronta tutte le tematiche oseremmo dire quasi autobiografiche del regista con tutte le sue ansie, per una vita costellata da morte e abbondoni. Tutti gli eventi accadono fuori dal controllo della stessa Julieta, come il regista stesso ha confermato alla conferenza di stampa tenutasi a Cannes: “ci sono fatti della vita che non possiamo evitare e controllare”. Julieta nell’universo di Almodovar è donna consumata dal suo senso di colpa, con situazioni che la portano a dover pagare in prima persona per anche per delle azioni insignificanti.

Questa volta il regista spagnolo mostra la sua maturità artistica con la scelta di un film intimo, e quando gli si fa notare che si trova in competizione con Spielberg e Allen per la Palma D’oro, due registi che dicono che i premi non contano, non si tira indietro confermando invece al contrario della necessità, almeno per lui, del concorso per godere di quella visibilità e con un bagno di umiltà ritiene di non potersi paragonare ai due grandi registi americani.
Ma Julieta di Almodovar, riportando tutto le sue ossessioni e simbologie in realtà regge bene il confronto, la forza delle storie di Pedro trascina lo spettatore e lo attrae, in alcuni casi toccando elementi molti hanno vissuto in prima persona. Il rapporto di Julieta con la propria figlia rappresenta una ossessione per una storia dove le persone a noi care si allontanano o scompaiono. Un desiderio di fuggire che anche a Cannes involontariamente a causa di una domanda imbarazzante sui conti esteri del regista, lo ha messo visibilmente a disagio, e forse curiosamente ha portato lo stesso Almodovar al centro di quelle storie di cui non si può avere il controllo e da cui si cerca di allontanarsi evitando il senso di responsabilità.

In conclusione un film circolare che non ci dona la soluzione, ma solo una riflessione su una delle tante sofferenze della vita e di come vengono affrontate, che ha conquistato il pubblico della Croisette e a breve anche quello italiano.


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