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La dolce arte di esistere











Coinvolto in una breve, divertente apparizione, abbiamo anche il Rolando Ravello regista e interprete di “Tutti contro tutti” (2013) nel secondo lungometraggio diretto da Pietro Reggiani, autore de “L’estate di mio fratello” (2005).
Lungometraggio concepito in digitale e che, in un mondo in cui si suppone esista l’invisibilità psicosomatica, ovvero dove le persone con difficoltà di relazione diventano letteralmente invisibili in determinate situazioni, racconta l’incontro tra Roberta e Massimo, rispettivamente incarnati dalla Francesca Golia de “La kryptonite nella borsa” (2011) e dal Pierpaolo Spollon di “Terraferma” (2011): lei bisognosa di attenzione per non sparire, lui, al contrario, ansioso e destinato a non poter più essere visto proprio quando, invece, gli altri lo notano.
E, ovviamente, man mano che la protagonista appare quasi come una sorta di risposta ad Alba Rohrwacher, non poteva certo mancare un omaggio all’ultra-classico “L’uomo invisibile” (1933) di James Whale nel corso della oltre ora e mezza di visione; comprendente nel cast, tra gli altri, la Anita Kravos di “Ruggine” (2011) e la Francesca Faiella vista nell’horror indipendente “Bloodline” (2011).
Oltre ora e mezza di visione che, decisamente interessante nell’idea di sfruttare la tematica dell’invisibilità – quasi sempre oggetto di pellicole d’intrattenimento fantastiche – come metafora di una difficoltà ad affrontare la vita, non dimentica neppure di tirare in ballo speed date e reality televisivi.
Spruzzando continuamente il tutto con indispensabile ironia e individuando nelle prove sfoggiate dagli attori il suo maggiore pregio; ma senza riuscire nell’impresa di tenere nascosto un chiaro sguardo di matrice vagamente (?) e fastidiosamente borghese (citiamo soltanto il banalissimo ritratto che viene fatto dei ragazzi di borgata, rappresentati in maniera esclusiva da cafoni nei modi e nella parlata).
E si tratta soltanto del difetto minore di un insieme che possedeva non pochi elementi capaci di trasformarlo in qualcosa di diverso e decisamente nuovo per il cinema italiano d’inizio XXI secolo... ma che effettua l’infelice scelta di ricorrere al look degno di un video didattico per bambini perennemente accompagnato dalla voce narrante di Carlo Valli, che, a lungo andare, non può fare a meno di risultare ammorbante e, di conseguenza, di generare noia.

La frase:
"Ho un amico che ha un po’ lo stesso fenomeno tuo: scompare".

a cura di Francesco Lomuscio

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