Fast and Furious 3
Nel 2001, con "Fast and furious", Rob Cohen ci portò a conoscenza di Brian O'Conner, interpretato da Paul Walker, poliziotto californiano infiltrato nell'ambiente delle corse clandestine, di cui faceva parte anche Dominic Toretto, con il volto di Vin Diesel.
Fuori Diesel e dentro Tyrese Gibson, Paul Walker tornò a rivestire nel 2003 i panni dell'agente O'Conner, privato del distintivo ma sempre alle prese con gare automobilistiche illegali, nell'esaltante 2 fast 2 furious, nobilitato dalla regia del sempre apprezzabile John Singleton.
Ora, il produttore Neal H. Moritz torna all'attacco per proporci "The fast and the furious: Tokyo drift", per la regia del taiwanese Justin Lin (Annapolis), il quale, senza perdere tempo, esordisce con una frenetica sfida tra bolidi, con tanto di colonna sonora sparata ad alto volume e lamiere contorte.
Eppure, a partire da queste prime immagini, il clima sembra essere totalmente cambiato, in quanto, oltre ad avvertire la mancanza di Walker nel cast, ci rendiamo conto del fatto che la vicenda in questione, legata al capostipite soltanto da un cammeo non accreditato di Diesel/Toretto ed incentrata sull'universo degli adolescenti incompresi e sbandati, non appartenga più al genere poliziesco.
Al suo centro, infatti, abbiamo l'inquieto Sean Boswell, nei cui panni troviamo il Lucas Black di "Jarhead" (2005), il quale, al fine di evitare la prigione in seguito all'ennesima bravata su quattro ruote, accetta di andare a vivere a Tokyo con il severo padre, militare di carriera. La capitale giapponese, però, non rappresenta altro che un nuovo terreno su cui far sgommare le ruote, in quanto Sean, dopo aver fatto conoscenza con l'americano Twinkie, interpretato da Bow Wow (Roll bounce), viene introdotto nel mondo underground del drift racing, ovvero gare illegali di auto che, ad elevatissima velocità, affrontano percorsi incredibilmente tortuosi.
Tra Yakuza ed inevitabile parentesi sentimentale, quindi, è inutile fare il confronto con i due precedenti capitoli, in quanto ci troviamo dinanzi ad un elaborato del tutto diverso che, non privo d'ironia ed impreziosito dalla presenza del grande Sonny Chiba (Kill Bill volume 1), si rivolge in maniera diretta al pubblico dei giovanissimi, principali fruitori di questa tipologia di prodotti (e speriamo che siano al corrente di controfigure ed illusioni cinematografiche).
Peccato che, anche se i patiti di pneumatici fumanti e stridio dei freni troveranno pane per i loro denti, Lin, a differenza di altri lodevoli cineasti di provenienza asiatica, si riveli essere all'occorrenza incapace di indispensabili virtuosismi, ulteriormente messo in difficoltà dal tutt'altro che coinvolgente script per mano di Chris Morgan, che pure ha alle spalle un ottimo thriller del calibro di "Cellular" (2004).
In conclusione, non un pessimo prodotto, ma semplicemente uno scialbo teen-movie d'azione, privo di sorprese, che potremmo al massimo leggere nelle vesti di allegoria relativa all'incontro-scontro tra due diverse e contrastanti culture come quella occidentale e quella orientale.

La frase: "Il giorno che ho preso la patente ho preso la mia prima multa per eccesso di velocità".

Francesco Lomuscio

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