The place in Between
Sono passati diversi anni da quando la piccola Amy, di otto anni, è stata portata in Francia dal padre naturale bianco, da allora è cresciuta nella nuova famiglia del padre insieme con il fratellastro Elliot. Ora che il padre è morto Amy, sebbene ami la sua famiglia, è decisa a incontrare la propria madre Mariam e così parte per l’Africa occidentale. Dalla ridente Parigi ecco che la giovane si trova a passeggiare fra le polverose vie di Burkina Faso, convinta che la madre sia ancora lì ad aspettarla, ma il destino ha altre sorprese per lei, infatti, trova solo la zia Acita, ormai vecchia, che l’ha cresciuta e che la considera come sua figlia. I ricordi di Amy però sono sbiaditi e la sua cultura è ormai quella di un’occidentale per cui non riesce ad adattarsi, si trova a scontrarsi con una cultura, una tradizione, degli stili di vita e modi di pensare diversi dal suo, non solo, a peggiorare la situazione c’è anche la lingua, quell’idioma che ha ormai dimenticato. Nel frattempo la madre si trova a Parigi dove lavora come donna delle pulizie e insegna la sua lingua d’origine ad Esther, dirigente della società in cui lavora. Sono due donne, due vite che sono state separate ed ognuna cerca l’altra senza apparente successo. Amy si aggira per le vie di Burkina Faso, così come Miriam vaga per le vie di Parigi. Sono due storie parallele che si intersecano, si incastrano senza più toccarsi, due vite che sembrano al di fuori del tempo a chilometri di distanza, sono due persone che vivono il dramma della solitudine, della delusione, ma continuano a sperare.
Attraverso quest’opera dal ritmo lento, come la vita che si respira a Burkina Faso, la giovane regista Sarah Boyain racconta una realtà diversa, vivace, ma lontana da quella europea. Tutto sembra sospeso nel tempo, soffuso di mistero, dove è difficile spingere le persone a ricordare il dolore che lo scorrere degli anni ha lenito. E’ un’opera romantica, è un viaggio alla ricerca della propria madre e di se stessa, per questo Amy ricorda molti personaggi della letteratura dalla giovane pastorella Heidi nata dalla penna di Johanna Spyri (Hirzel 1827 – Zurigo 1901), al protagonista di una delle storie del libro “Cuore” scritto nel 1886 da Edmondo de Amicis (Oneglia, 1846 – Bordighera 1908).
Il film sebbene abbia un ritmo decisamente lento risulta interessante per lo studio dedicato alla fotografia utilizzata per creare dei contrasti fra la ridente e colorata vita parigina e quella dormiente e un po’ decadente in cui vive la zia Acita, la storia seppur non originale è apprezzabile per i numerosi spunti e curiosità, favorita dai diversi interrogativi che non vengono chiariti e soprattutto dal finale che resta aperto.

La frase: "Guarda queste pareti sono vuote. I bianchi appendono delle cose alla parete. Va a prendere le tue cartoline".

Federica Di Bartolo

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