10 Settembre 2009 - Conferenza
"Il Piccolo"
Intervista al regista.
di Francesco Lomuscio

Con il sostegno morale del regista e critico teatrale Maurizio Scaparro, Maurizio Zaccaro è approdato presso la 66ª edizione della Mostra d'arte cinematografica di Venezia per presentare alla stampa "Il piccolo". Al suo fianco, Sergio Escobar, direttore del Piccolo Teatro di Milano, Luca Barbareschi e Franco Scaglia, presidente di Rai Cinema.

Come è nato questo film?
Maurizio Zaccaro: Girare la storia del Piccolo Teatro è stato per me come tornare a casa a Milano, dopo tanti anni. Ne ho parlato con i miei collaboratori e ho cercato un percorso che evitasse le tradizionali interviste al fine di dare al tutto un dinamismo particolare, autentico.

Il film è dedicato a Tullio Kezich, recentemente scomparso…
Maurizio Zaccaro: Questa cosa mi sta molto a cuore, vedere sullo schermo Tullio mi metteva anche scrupolo se tenerlo o no nel film. Tullio, però, mi ha sempre accolto come un amico, lo ha fatto con forza dirompente, come quando stava bene.

Cosa devono fare gli attori di teatro quando i tempi sono bui?
Sergio Escobar: Il lavoro che abbiamo fatto è stato cambiato perché, in realtà, nel teatro si percepiscono le suggestioni. Si è lavorato con i tempi e la sensibilità del teatro, potrei riassumere il film nel coraggio del presente. Il coraggio di Maurizio è stato quello di mettere le mani nella memoria del presente e del futuro. Poi, cosa unisce teatro e cinema? La fiducia della parola, e il nostro compito è capire come sarà possibile fare questo teatro.

Quale era la necessità di un'operazione del genere?
Franco Scaglia: Siamo molto felici di questo film e sono orgoglioso che appartenga a una società di servizio pubblico. Gli occhi del Piccolo sono gli occhi della rinascita del paese dopo il 1945.
Luca Barbareschi: Sono già state dette molte cose, quindi volevo solo ringraziare per l'opportunità che mi è stata data. Mi ha chiamato Cecilia Valmarana, poi, io sono un uomo di teatro, lo faccio da trent'anni anche se sono spesso in tv o al cinema, e spero di morire facendo teatro. Purtroppo, mi trovo a rappresentare un governo di cui, sinceramente, non rispecchio l'atteggiamento verso la cultura, quindi, per me, questo è un momento imbarazzante. Quando il Consiglio dei ministri ha detto che mangiare la polenta è meglio che andare a teatro mi sono molto arrabbiato, mi sono sentito insultato. Se non ci organizziamo come industria, finiremo con il perdere le quote del teatro, anche perché ne stanno chiudendo molti e ne stanno arrivando altri dall'estero.

Maurizio Scaparro vuole aggiungere qualcosa?
Maurizio Zaccaro: Il fatto che tra noi, qui, vi siano diverse passioni politiche e di altro tipo, mi fa pensare che ciò che ci divide è molto più piccolo di ciò che ci unisce. Mi dà molta fiducia il fatto che qui vi sia una comunità mista. In questo momento, le arti si confondono e la differenza tra l'oasi e il deserto non è l'acqua, ma l'uomo. Quindi, bisogna costruire il futuro con ottimismo.

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